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sui quadretti c’è la lista delle cose da fare. scritta prima di dormire per tentare di dare una regolata alla giornata che verrà e per non lasciare nulla indietro. sveglia presto. cielo grigio. colazione coccola e poi carico l’auto di panieri, bottiglioni e sacchetti da gettare. chiamo mio nipote per sapere se devo fare qualcosa per lui. segnale a vuoto.

faccio tutto in orario. faccio tutto come da copione. rientro, c’è il sole,  inforno patate e pollo. mi cambio e vado a correre. rientro. controllo il forno. quasi pronto. 13.40 suona il cell. “ciao zia. dimmi” – bisogno di qualcosa? “no, tutto a posto, grazie, ci vediamo dopo” sto per riagganciare…-domani, ci vediamo domani- “oggi zia. alle 15 in chiesa.” -ma è sabato!- “si, sabato”

mi è passata la fame, il cioccolato fuso, le uova e il burro non diventeranno la torta che mi aveva chiesto per il battesimo. neanche la robiola e le fette biscottate. non riuscirò a rendere i miei capelli presentabili. forse non riusciamo neanche a mangiare. urlo per le scale, è oggi! il battesimo di sofia è oggi. alle tre, si parte fra mezz’ora!

il regalo lo dovevo ritirare nel pomeriggio, le torte erano programmate in sequenza oraria, col forno acceso per polloepatate e poi via in progress per tutto il giorno. la doccia, i vestiti, i nervi, la pioggia, un vassoio al volo, la zuppa inglese che non è abbastanza fredda.

andiamo. è il giorno sbagliato. ho perso un giorno. vi aspettiamo il 25/9 alle 15 al battesimo di sofia. lo rileggo ora e sono ancora convinta di avere ragione. doveva essere domenica. ero sicura fosse domenica. e se non avesse chiamato, io avrei rinunciato al mio volo a san vito lo capo per una domenica in cui non c’era niente di importante da fare.

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sono debole

ore 20 ierisera allo sparso in studio – noi andiamo, vieni a cena? – si mamma vengo a cena, ma non so a che ora – ok tranquillo ti preparo qualcosa. ceniamo noi, metto il film e scelgo di stare in cucina ad aspettarlo che se mi stendo in sala dormo dopo i titoli di testa – gamberetti saltati in padella su valerianina, macedonia per chi deve tornare.
ore 22.30 suona il campanello (?) – perchè hai suonato – urlo dalle scale – siamo noi mamma ci siamo tutti e ho già cenato.
le maiuscole – M V F C – non le uso mai è vero ma stavolta!!!
scende, mi bacia, mi abbraccia – mmmmh che profumo, scusa mamma – occhiolino.
sono fottuta. l’ho già perdonato.

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