santa pazienza!

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il vecchio e il nuovo

lascio il vecchio per il nuovo quel che lascio mi manca m a almeno ci provo.
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23 12 11

perchè la somma, del mese e dell’anno, porta al giorno. e insisto a leggere nei numeri significati che si svelano solo a me. perchè è già troppo tardi per tutto quello che volevo e non volevo fare. perchè farò gli auguri a tutti ma qualcuno si sentirà dimenticato, perchè non è babbo natale che aspetto quest’anno. aspetto tempo che chi ha tempo non aspetti tempo. tempo da donare e da ricevere in dono. ma sono parole e numeri da interpretare. e ancora una volta natale. sussurratissimo perchè non lo sento. ma penso a tutto quello che questa fine anno porta e faccio ponti. che non attraverserò. non voglio neanche tirare somme.
mogliedaunavita.it sarà il prossimo indirizzo di mogliedaunavita .it un regalo dello sparso o un regalo allo sparso sperimentatore. non ho ancora capito. ma casa è dove io sono. e dove è lui.

lascio un dono per tutti. buoni propositi inutilizzati, come nuovi. li regalo a voi. fateli vostri e fatelo meglio. tanti auguri di cuore, ma soprattutto di numeri e che le parole spesso si sprecano.

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pelle d’oca

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

questo era il pensiero di bob kennedy nel 1968. tre mesi dopo venne assassinato. (per paura che il buonsenso fosse contagioso?) oggi, dopo oltre 40 anni, è un dito puntato contro le grandi potenze del mondo, che hanno trovato un’arma che uccide lentamente e di disperazione. un risico quando rosichi. un nuovo monopoli senza carrarmati, con le banche a fare da bombe con mire precise!

ieri sera, a teatro a conselice, (una settimana fa ndr)  risentire queste parole, è stato come ricevere uno schiaffo. e già la testa pensante era già stata attivata dal testo messo in scena.

tutti insieme possiamo fare qualcosa per cambiare il mondo. basta ritornare a dare importanza all’uomo.

e quando dico insieme faccio anche un esempio, questo:

e questo:

ecco questo è insieme. insieme noi. partendo dal basso, da un singolo, arrivando esattamente dove serve, senza tanti intermediari. la rete, che unisce l’italia e il mondo in maniera incredibile, portandoci a vivere in prima persona e con il fiato alla gola il terremoto in giappone, leggendo di chi cerca di andare avanti; l’alluvione in liguria, in toscana; la rete che ci fa sentire partecipi dell’incredibile che succede,  dove succede è una cosa meravigliosa.

fare un piccolo gesto e fare rete serve anche a far capire a chi ci legge che noi vogliamo restare uniti e fare quanto possiamo per dare una mano. anche in un periodo in cui c’è poco per tutti. spendiamo, offriamo, condividiamo per quello che possiamo. anche solo 10 centesimi moltiplicati per il mondo possono fare miracoli.

aiutiamoci fino a commuoverci e finalmente il pil si alzerà. e sarà l’unico pil con un senso compiuto – um sè drizé i pìl: pelle d’oca romagnola –

ps1: anche monterosso ha bisogno. l’appello è lanciato. qualcuno dica come

ps: i no ricevuti non mi fermeranno. la mail viaggiano. io pure.

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andata e ritorno

ricomincerò a cucinare, lo so. mi serve tempo che troverò. voglio comunque lasciare briciole a chi si metterà in viaggio verso l’abruzzo e ritorno, citando cucine che a mio parere meritano m o l t o.

è andata. appena scesa dal treno il primo boccone mangiato è stato qui. sabrina ha capito al volo cosa mi piace e “profumo di sole” è stato una immersione in una realtà parallela.  pescara o capitale europea? profumodisole vegetable bar, un locale dal respiro grande, ottima la scelta dei centrifugati, piacevole il locale, la zuppa e il dolcetto carota e mandorle. merita la sosta pranzo.

discorso simile, ma respiro diverso, per il locale che vede in cucina stefano baldassarre, sapori d’arte, pagina fb. basti sapere che il pane alla cipolla da solo merita una sosta. io vieterei il pane a tavola, me lo inserisca direttamente in borsa grazie, lo tengo per la merenda. dicevo di stefano. faccia simpatica, parla con passione dei piatti che prepara, orgolioso di servirli direttamente a tavola. (e capita che il servizio sia familiare veramente e impacciato e visibilmetne “faccioaltronellavita)  le zuppe, servite nel coccio mi sono piaciute assai, non ho assaggiato la bavarese …l’ho abbandonata un attimo ed era già sparita.

e poi il gelato. un gelato scoperto giovedì, in piazza salotto, credo. l’altro gelato si chiama. volevo un caffè, sono entrata e ho visto le carapine, ho pensato che dovevo provarlo il gelato dentro la carapina, ho letto i gusti, pistacchio di bronte (ma quanti diavoli di pistacchi riesce a produrre bronte?) cioccolato di non mi ricordo quale cru, caffè, crema, pochi gusti, bella immagine. un cono piccolo cioccolato e pistacchio, mi resta la voglia di caffè e lo dico a voce alta. ne mette un assaggio in crema il signore con la paletta in mano. adoro gli uomini con la paletta in mano. non mi chiede se voglio il sale sul pistacchio, come ha fatto con il cliente di prima, forse non mi reputa abbastanza sperimentatrice, o forse i due vetrini chiesti al banco lo distraggono. esco con il cono nel sole del pomeriggio che sta finendo, con un gelato che mi piace davvero. non troppo dolce, cioccolato che sa di cioccolato buono, pistacchio come si deve. mantecatura ottima. 2 euro spesi bene, non come quando pensi “cacchio ho anche speso due euro per una ciofeca che fa pure ingrassare” e adesso è ora di prendere il treno, di tornare a casa.  di riabbracciare pà, che la lontananza ci rende nervosi. e gelosi. sopratutto geloso. e questa è una novità.

e il ritorno è giocato fuori casa. finalmente ha aperto ‘o fiore mio la pizzeria napoletana che aspettavo. da un impasto nato da una madre di mela dell’abbondanza, pera angelica e sorbe con farine di mulino marino e prodotti del territorio (napoletano se non locale) ecco la pizza col cornicione, a lunga lievitazione, fatta da beniamino bilali e davide fiorentini, che, sulla guida gambero rosso con la sua pasticceria vanta tre tazzine e due chicchi, crede nelle cose ben fatte e nella qualità. è una scommessa la sua, un volo alto, spero che la città sia altrettanto pronta a riconoscere la differenza. io sono andata e pur non potendo scegliere il menu degustazione, che a pà piace mangiare e non degustare, ho apprezzato la margherita, con fiordilatte messo a freddo. due pizze della tradizione, due moretti e una fetta di saint honorè 34 euro. il locale a me è piaciuto moltissimo. ma quella che ho apprezzato sopra ogni cosa è la filosofia del buono e del meglio. che se tutti fossimo buoni e facessimo meglio…

quindi pranzo e ceno fuori casa più spesso di quanto vorrei. mi manca la familiarità dei gesti, mi manca la cucina quotidiana. però ho nuovi colori e nuovi sapori. quindi mi reputo più ricca. ah, ho scoperto che beniamino bilali è socio di matteo aloe questo matteo e il loro ristorante berberè sarà una delle mie prossime tappe.

ps a faenza il 18 19 20 novembre ci sarà enologica.  un calice e un giro, ci andiamo?

pps: le tovagliette di ‘o fiore sono di monicazani piacc!

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io

credo nel fare
credo nelle parole buone
credo alle critiche di chi mi ama
credo alla potenza di un abbraccio
credo nella terapia del condividere
credo che un ideale renda più forti
credo che poco sia meglio di tanto e anche di niente
credo nella piadina
credo nei segni
credo nelle madri

credo anche di aver creduto troppo.

11.11.11
credo che non conti ma i numeri mi girano intorno a girotondo

credo anche alle favole

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alla lunga arriva …e la marina va…

ritorno comunque a casa con la voglia di abbracciare e come entro in cucina mi prende la voglia di menare. perchè non alzano un dito per risistemare, alzano i piedi per scavalcare e dopo tre giorni di accumulo si mettono a braccia conserte in attesa del servizio. capita poi che torni di mercoledì e giovedì ti arriva un sms, arrivo domani, ci sei? non ci coonosciamo se non di parole e di conoscenze comuni, di disperati sos e monellate telefoniche. non ci conosciamo ma è come se ci conoscessimo da sempre e non so neanche che faccia avrà quando la vado a prendere alla stazione. solo che se si chiama mario e ha avuto un gatto come amor fou, ha me come amica di rifugio e si accontenta di un letto improvvisato fra un ritorno e una partenza…male non dev’essere! e come thelma&louise vaghiamo per cimiteri alla ricerca di una cadavere di cui non conosciamo cognome, ma siamo cocciute e sappiamo che ce la faremo a far brillare una candela davanti alla immagine, che solo quella c’è, ultimo tributo al re dei fuochi pirotecnici. amico di botti. (avete mai visto le facce della gente spettatori di gesti insoliti? adoro quelle facce ed esserne causa) e poi come meteora, ciao mario. non sono stata generosa di me, ti ho portata a inaugurare una pizzeria e gente in mezzo, non ho cucinato per te, ti ho fatto assaggiare un piada in ritardo e tengo in ostaggio il tuo anello e ti ho riportata alla stazione salutandoti con il pensiero che non stavo facendo abbastanza e non ti avevo goduta come dovevo. e torno a casa nervosa e ancora tutto da fare e mi chiama la lunga che arrivo lunedì lo sai vero? che ti ho mandato mail che non sono mai arrivate, ma sì ti aspetto e ti accontenti tu pure di un divano e di me di ripartenza e chissenefrega!

e con la lunga c’è più tempo per restare a parlare davanti a una zuppa inglese da fare e la faccia è conosciuta già, meno i gesti, che quelli si scoprono. e a teatro ti porto, al posto di pà che ringrazia e un giro sotto il pavaglione per la “piligrèna” che il 31 ottobre le anime pellegrine si danno appuntamento qui. e un libro con dedica e orecchino con capello nero e battiston che canta e ifigenia che mi accoglie sulla porta e gli incontri non sono mai un caso e ivanomarescotti che provoca le reazioni culturali e un trio che non conoscevo. e mi piace portarmi a casa la lunga, massacrarla di passi la mattina dopo colazione, per una salita che torna discesa oltre un’ora dopo e, non ancora paga, farle conoscere il mio fiume, il mio ponte, i miei percorsi. e massimo che incontriamo non molla gli occhi dalla lunga e dalle sue, che gli occhi sono ancora pieni e me lo dice quando mi vede. me lo dice a gesti, provate a immaginare, me lo mima il sogno e rido. e brisighella di corsa e il lavoro che domani riparto e tutto con l’ansia di far tutto e adesso la lunga e la marina aka mario lo sanno come sono nervosa e intrattabile quando torno che vorrei menare e quando parto che vorrei restare. e due amiche che continuano a scrivermi e a parlarmi di promesse nonostante me.

noi cocche fra gli albicocchi travestiti d'arancio

oggi è il tuo compleanno dada. lo sai vero che cerco sorelle in giro perchè mi manchi tu. ne ho trovate tante, non hanno ancora colmato il vuoto, ma tanti piccoli pieni mi fanno stare meglio

ps (aggiunto oggi, in riflessione)

la cosa incredibile è che dal lago maggiore e da savona, dalla campania e dalla sicilia, in un solo giorno mi sento vicina ad amici reali che di virtuale hanno poco, di virtuoso assai più e mi domando ascoltando le notizie delle alluvioni e soffrendo per ognuna di loro nella terra dei disastri…ma come può la lega dividere quello che internet unisce così tanto? e come può un temporale annegare l’italia? fosse almeno saltato il tappo!

pps

lunga non hai neanche fatto colazione prima di ripartire e io che millanto doti di biscottificiatrice.

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labbruzzo

fino a poco tempo fa, per me, labbruzzo era…

poi ho scoperto alcune cose che l’abruzzo è:

– è a tre ore e mezzo  vistamare da casa

– è pescara come barcellona e forse il contrario

– è cime e piane, come sono io

– è un modo di allungare la vocale finale

– è un’acoglienza con sospetto e un benvenuto schietto

– è pesche tardive e campi coltivati a ulivi e viti

– è lavoro lavoro lavoro

– è la maiella innevata, la spiaggia bagnata, le case non finite vissute come se sì

– è cani e gatti sparsi a spasso, tanti, tanti.

l’abruzzo che sto imparando a conoscere è pescara, atessa, lanciano. è un albergo che mi piace, è una cucina di casa assunta che mi accoglie, è fare la suocera a un capo, è correre sulla ciclabile che era una strada ferrata, è dividere una pizza la sera, è fare tante scale

l’abruzzo è una serie di piatti che non conoscevo e che bravo nicola e che bravo nicola e che bravo nicola

sagna con baccalà

pallotte cac'e ove

agnello con grana e spinaci

involtino di vitello, erbette e fiordilatte

è una promessa non mantenuta, neanche a me stessa. ma mammam, a l’aquilaa fare la pecora ci dovrò venire. e con te.

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un campione. omaggio

alle 19 appuntamento con il campione. l’aereo è in ritardo e alle 20 arriva un ragazzo. lungo, dal sorriso grande. entrano i capelli per primi. poi il sorriso. le mani a stringersi, uno studiarsi reciproco. scendiamo in sala, salgo sul trespolo che mi manca mezzo metro e poi  il cliente detta le regole e il ragazzo esegue, ascoltando e seguendo quello che dico, che suggerisco. ridiamo, finisce in un lampo il lavoro. contenti, soddisfatti, dì è andata bene vero?

benissimo. ciao alla prossima! mamma la foto? ops non ci ho pensato! a questo incontro ne sono seguiti altri e sempre mi scordavo la foto o l’autografo, perchè doveva arrivare il campione, ma arrivava sempre un ragazzo simpatico, che sorrideva con gli occhi e con un modo di parlare che era facile pensare  di avere davanti un amico di tuo figlio. e difficilmente chiedi foto e autografo all’amico di tuo figlio.

guardi le corse la domenica, come hai sempre fatto, seguendo il campione e pensando al ragazzo. facendo il tifo e scossando la testa. perchè c’è sempre qualcosa da rivedere e riprogrammare. fino a domenica scorsa. domenica scorsa italia1 criptata e il digitale non va.sono per le scale a scendere e l’occhio destro che balla, (oc stanc cor franc, oc dret cor fret)* lo sparso è a milano, gli è successo qualcosa? chiamo non risponde,  accendo il computer e le immagini che vedo sono irreali. seguo le notizie con lo stomaco chiuso.ri telefono allo sparso e piango, sveglio pà e stiamo a guardare abbracciati, increduli, sconcertati, l’incidente più assurdo del motogp.

da una settimana non passa giorno che non mi si stringa la stomaco al ricordo.  un ragazzo che sembrava il mio, con le parole, la simpatia, i gesti che ti entravano nel cuore subito. con la gentilezza nei modi e un profondo rispetto per il lavoro di tutti. un ragazzo tirato su bene, un ragazzo normale in un mondo di campioni.

a luglio la promessa fatta a due bimbe, l’autografo di sic. e allora devo ricordarlo. e allora anche una foto. e una ragazza bellina che lo accompagna, potrebbe essere tua figlia anche lei, infradito e sorrisi. uno scatto mosso e la risata, dai va là fanne un’altra!

è stato un onore lavorare con te, campione. alla tua famiglia il mio omaggio. a te, ti penso ancora ogni giorno. diobò.

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wbd 2011 tu pane io piada

nel giorno mondiale del pane mettere le mani in pasta e servire il più semplice degli alimenti è un gesto che va oltre il solito. non ho mai partecipato a questa iniziativa partita pe volontà di zorra 6 anni fa e che parla di condivisione, di bisogno primario, di casa. nata qui e portata avanti da migliaia di foodblogger in ogni parte del web. cindystar spiega perfettamente, grazie a giovanna che ha messo il link.

combattendo con il tempo che prende direzioni diverse dalle mie e che no ritrovo mai, pensavo di non farcela neanche quest’anno. però stavo impastando piadina stamane e, pensando al passato di questo cibo da strada,  è stato lampante: questo è! pane. pane azzimo oserei dire. 4 ingredienti: farina, acqua, strutto, sale. nient’altro. tempo di attesa per lasciare che la farina si faccia tirare in un disco sottile, da cuocere sul testo, sulla piastra, su una padella antiaderente. conviviale e versatile possiamo farcirlo come più ci piace, oppure fare come me, mentre lo cuocio, lascio che un angolo si cuocia troppo e, accidenti, mi tocca mangiarlo a me.

attenzione: le foto che seguono causano inappetenza, dimagrimento  e calo del desiderio

come ho già scritto piadina in romagna bassa, piada se ci si avvicina a rimini, per me è pane di casa, ogni volta che mi manca il tempo per preparare altro. una piada il tempo lo restituisce.

500 grammi di farina 0 – 150 gr di strutto – 170 gr di acqua calda a cui aggiungere 3 cucchiaini di sale. nella planetaria, o sul tagliere, mettere la farina, mischiarla allo strutto e aggiungere l’acqua calda poca alla volta. lavorare, lavorare, lavorare. mettere poi in un sacchetto di plastica e dimenticarla sul bancone per 4 ore circa. ora che è pronta per essere stesa decidere se farla, piccina a bocone, media merenda o gigante per cena. padella piccola stasera, col prosciutto e la rucola, con lo squacquerone e la rucola, con il raviggiolo,  con ricotta e bresaola, con fichi caramellati e ricotta, con mozzarella e prosciutto, con salame, con bufala, pomodoro e basilico. con quello che vogliamo noi. una piada spezzata, un pezzetto a te, un pezzetto a me. ancora un pezzetto a te, uno a lui. che nessuno si resti senza pane.

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